Di vendemmia, di malga, di ortaggi autunnali
Care amiche e cari amici,
dedichiamo questa newsletter di settembre al racconto di quanto accaduto nell'ultimo mese e mezzo in vigna, in malga e negli orti di Mezzolombardo e del Monte Baldo.
Ci piace prenderci del tempo per scrivere, per condividere con voi parole e immagini dei e dai luoghi che ci circondano e che si fanno chiamare casa nella speranza di riuscire a comunicare al meglio il nostro messaggio di credo in un modello agricolo a ciclo chiuso.
Questo mese, inoltre, vi presenteremo una piccola novità: inauguriamo con Settembre la rubrica "Le alleanze agricole", con protagonista l'azienda agricola Maso del Gusto, per portarvi alla scoperta di chi fa il nostro stesso mestiere, di chi interpreta la coltivazione della terra, la trasformazione e l’allevamento degli animali con una comune visione.
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Giovedì 25 agosto 2022: al via con la vendemmia.
L'annata è calda, solare; le uve a bacca bianca maturano baciate dal sole e noi decidiamo di anticipare un po' i tempi per evitare di portare in bottiglia questa maturità in ascesa, giorno dopo giorno (più zucchero uguale più alcool).
Lavoriamo in rapidità e raccogliamo, quindi, Pinot Grigio, Manzoni Bianco e Nosiola.
Le uve presentano un'ottima freschezza, il caldo persiste fino alla prima settimana di settembre e tutto fa pensare ad un'annata dalle generose quantità.
Sorridiamo, ma non ci sbilanciamo.
Difatti, qualche giorno più tardi, arriva la pioggia: 50mm in un solo giorno.
E con la pioggia la botrite; dobbiamo necessariamente iniziare a raccogliere un po' di Teroldego per evitare forme di marciscenza; non lo raccogliamo tutto, però. Solo minime quantità, solo dove necessario.
Monitoriamo con costanza e pazienza la situazione in cielo e in vigna per vendemmiare solo e soltanto le uve che avranno raggiunto il giusto livello di maturazione.
La vendemmia è sempre una partita aperta!
I primi assaggi, le prime fermentazioni, ci rendono molto contenti: i vini bianchi sono di una pulizia e freschezza rare e le varietà antiche del Monte Baldo ci hanno regalato quest'anno grandi soddisfazioni.
Vedremo come procederà; vi terremo aggiornati.
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Da un qualcosa che nasce ad un qualcosa d'altro che giunge al termine, o quasi: le nostre vacche e i nostri maiali pascoleranno ancora per poche settimane sul Passo del Brocon, proprio in attesa del termine della vendemmia.
Un’altra stagione d’alpeggio sta per terminare e le nostre Grigio Alpine faranno presto ritorno a Fontanasanta.
È stato un anno complesso per quanto riguarda il pascolamento a causa delle alte temperature e della carenza idrica.
Abbiamo percorso molta strada, ci siamo spinti sulle cime più alte e sotto i larici, dove l’erba era più fresca e verde così da avere, ugualmente, il giusto nutrimento per i nostri animali.
Lavorare in malga significa anche prendersi cura di un pezzo di terra, far sì che quel dato spazio rimanga curato, vissuto, custodito.
Anche quest’anno ci siamo occupati della gestione del suolo: abbiamo iniziato a sperimentare la cooperazione con i suini al pascolo, validi alleati nella lotta alle erbe infestanti grazie alla loro capacità di smuovere le zolle.
Ogni formaggio, in malga, porta con sè un segno, una sfumatura sempre diversa delle molteplici fioriture che si susseguono di giorno in giorno.
Quest’anno, visti i pascoli in alta quota, sarà certamente il più significativo sotto questo punto di vista.
In giugno, luglio e agosto ci siamo concentrati sulla produzione di 150, 4.7, ricotte affumicate ed Alta Quota, il nostro semicotto prodotto solo nei mesi estivi. Fuoco a legna, rame, latte crudo, lattoinnesto, caglio, sale.
E sarà proprio l'Alta Quota (nella foto qui su) l’unico vero custode e testimone delle sfumature aromatiche e delle essenze floreali di questa strana stagione estiva.
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Venerdì 16 settembre, la parola a Myrtha.
Negli orti di Mezzolombardo, adiacenti i filari di pergole di Teroldego, siamo già impegnati a raccogliere alcune colture autunnali piantate nella prima settimana di agosto.
Parliamo della bieta arcobaleno, del cavolo cinese e di tutta una serie di rari e bizzarri cavoli.
Con largo anticipo, visti i cambiamenti climatici, abbiamo visto crescere e giungere a maturazione le nostre rape autunnali e i Daikon giapponesi, che assieme a carote e barbabietole ci faranno compagnia per tutto l'inverno.
Abbiamo messo in cantina svariate cipolle, scalogni, aglio e tante casse di mele e pere, aspettando che i nostri cachi e melograni prendano colore nelle prossime settimane.
Perfino i nostri mandorli danno segno di abbondanza nonostante l'estate siccitosa!
Ai piedi del Monte Baldo raccoglieremo gli ultimi pomodori e melanzane della stagione per fare spazio ai sovesci autunnali che copriranno la terra fino a tarda primavera.
Resistono in campo anche porri ed una miriade di radicchi e scarole che non temono il freddo, se mai arriverà.
L'autunno è decisamente la mia stagione preferita: per colori, abbondanza e sapori che giorno dopo giorno, con l'avanzare del freddo notturno, evolvono e permettono ad ogni ortaggio di mutare in forma e consistenza.
Stiamo preparando svariati fermentati da rendere disponibili a breve sul nostro e-commerce; nel mentre, per chi interessato, sarà possibile acquistare le nostre verdure fresche all'interno dello shop aziendale ogni mercoledì e giovedì dalle 9:00 alle 17:00 (via Damiano Chiesa, 1 - Mezzolombardo).
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Le Alleanze Agricole
Maso del Gusto. Azienda di famiglia pioniera del biologico. Raccontateci da dove è nato il tutto.
La storia del Maso del Gusto risale a metà del ‘900 quando i pionieri Camillo e Carolina Loner iniziano a produrre mele e frutta fresca. Verso la fine degli anni ‘70 la famiglia Loner osserva con attenzione i gravi effetti che la coltivazione tradizionale porta alla loro terra e nel 1981 il Maso del Gusto diventa tra le prime aziende italiane a coltivazione di mele in conduzione Biologica. Da qui prende forma l’azienda tutt’ora esistente, portata avanti dai figli e dai nipoti.
Che tipo di ostacoli avete incontrato lungo il vostro percorso imprenditoriale e di conversione al biologico?
I primi anni di transizione a coltivazione biologica furono molto difficili perché a quel tempo mancava completamente l’esperienza e la ricerca di metodi di agricoltura alternativa, basata sull’assenza di utilizzo di sostanze di sintesi.
Il primo grosso problema riscontrato è stato che le piante si ritrovavano ad essere assuefatte dalle sostanze chimiche precedentemente utilizzate e quindi in un certo senso dipendenti dalle stesse sostanze. Per questo i primi anni sono stati caratterizzati da incostanza nella produzione e necessità di continua ricerca.
Riusciti poi a superare questo problema si dovettero scontrare con il mercato dell’epoca, ancora poco sensibile alla coltivazione biologica.
Avete coinvolto anche altri agricoltori nel vostro progetto?
Le novità introdotte dai nonni riguardanti la coltivazione biologica crearono in principio numerosi scontri con i contadini locali in particolare perché i primi risultati furono poco incoraggianti a livello tecnico, questo aumentava le preoccupazioni riguardo le nuove metodologie, viste come possibili fonti di infezioni e quindi come pericolo.
Accanto a questo però altri agricoltori, locali e internazionali, abbracciarono questa filosofia creando profonde alleanze e possibilità di confronto per risolvere insieme i problemi incontrati. Questo fu di grande valore per costruire le basi per una nuova agricoltura.
Da allora la crescita e la ricerca non si è mai fermata perché come noi anche l’agricoltura è in continua evoluzione.
L’espressione del territorio: in che modo avete perseguito questo obiettivo?
Fedeli alla vocazione del territorio e alle tradizioni locali ma con spirito innovativo da molti anni portiamo avanti la coltura della mela e dei suoi trasformati, vari tipi di frutta e ortaggi rispettando e esaltando le loro caratteristiche.
Il nostro obbiettivo è coltivare in armonia con la natura creando equilibrio tra uomo, natura e ambiente.
Le ricette dei vostri succhi, concentrati e merende: frutto di tradizioni tramandate o elaborazioni tutte nuove?
Alcune sono ricette vecchie, tramandate da generazione in generazione. Come le nostre classiche “persecche” antica tradizione locale, amata e portata avanti anche dalla nostra nonna Carolina. Inizialmente le mele venivano essiccate sopra al fornello a legna di casa e utilizzate come unico dolciume. Dalla sua volontà e dalla sua forza ideatrice questo prodotto venne inserito anche all’interno della produzione del maso e ad oggi continuiamo a produrre frutta essiccata a bassa temperatura.
Altre ricette invece sono elaborazioni fatte nel corso degli anni in base alle esigenze produttive e commerciali, come ad esempio il nuovo arrivato del Maso, il nostro Sidro di mele.
Uno dei prodotti che vi sta particolarmente a cuore (per gusto, espressione del territorio, o semplicemente per un aneddoto che vi lega emotivamente).
Ovviamente come base dell’azienda e di tutti i nostri prodotti non possiamo che non citare la mela fresca, coltivata da oltre 40 anni con metodo biologico e dagli ultimi anni biodinamico. Molto a cuore ci stanno le patate e gli ortaggi come prodotto rurale, semplice ma alla base di ogni famiglia.
Progetti per i prossimi anni?
Nel corso degli anni la produzione di sole mele e pere è stata ampliata e diversificata con altri tipi di frutta e ortaggi aumentando così la biodiversità e contribuendo a creare un organismo sempre più in equilibrio.
Questo obbiettivo persiste negli anni ed è sempre più al centro dei nostri progetti futuri anche nell’ottica dell’innovazione e nella ricerca di nuovi prodotti.
Tutti noi condividiamo nel profondo questa filosofia che rappresenta anche il nostro stile di vita. L’obiettivo è stato e sarà sempre quello di creare terreni sani sui quali far crescere piante, verdure e frutta sana, nel rispetto della terra e di chi beneficia di questi prodotti.